Storia di Pieve

Pieve di Cento nasce nell'VIII secolo intorno alla chiesa ("Pieve") più importante del territorio, e fin dalla fondazione ha la particolarità di essere centro civico e religioso insieme. Questo fatto ha creato nella comunità pievese un singolare spirito di unitarietà e di passione comune.
Pieve si forma sotto il dominio del vescovo di Bologna, diventa libero Comune, subisce la dominazione estense prima e pontificia poi.

Secoli di storia che hanno lasciato testimonianze artistiche, culturali e religiose che ancora oggi sono patrimonio della città.

Dalle origini alla dominazione estense 
Secoli VIII - XIII
I primi documenti relativi ad insediamenti in un'area corrispondente all'attuale territorio dei comuni di Cento e di Pieve risalgono all'VIII e IX secolo d.C.

La regione si presentava allora come una vasta e omogenea zona paludosa, ricca di valli da pesca, segnata dal corso del fiume Reno: il cento-pievese. Esso costituiva una "pieve", un'area territoriale soggetta ad una chiesa, detta appunto "pievana" (l'unica a possedere un fonte battesimale), che presiedeva alle altre chiese del territorio. 

In prossimità del luogo dove sorge l'attuale Collegiata di S. Maria Maggiore di Pieve di Cento si costituì un borgo elevato rispetto alle paludi circostanti, mentre un altro piccolo centro si formò più tardi, poco dopo il Mille, attorno alla chiesa di S. Biagio di Cento. Quando, tra il IX e il XIII secolo, le città e i borghi iniziarono a fortificarsi per difendersi dalle incursioni nemiche, chiesa e centro abitato furono compresi entro le stesse mura. Nacquero così due borghi fortificati isolati l'uno dall'altro, seppur vicini: il Comune di Cento, costituente un'unica comunità amministrativa, e Pieve di Cento, con una pieve che continuava a mantenere il suo primato ecclesiastico.

Secoli XIV - XVI
Solo nel 1376 la "pieve" divenne comune autonomo con decreto del principe del cento-pievese Bernardo de Bonnevalle, vescovo di Bologna. Nacque così Pieve di Cento.
Per contro, nel 1378-79 Cento ottenne il diritto di erigere un fonte battesimale presso la sua chiesa di S. Biagio, ma riuscì a liberarsi completamente dell'egemonia ecclesiastica di Pieve solo nel 1603, quando anche S. Biagio divenne "pieve" con bolla di Clemente VIII.
La grande rotta del Reno del 1457 spostò l'alveo del fiume, che prima scorreva ad ovest di Cento, tra le due comunità, accentuando così ancora di più la divisione tra i due borghi. Man mano che l'autorità temporale del vescovo di Bologna andava diminuendo, cresceva la volontà di potenza ed autonomia dei Comuni di Cento e di Pieve, decisi a strappare concessioni di terre e benefici. Il Comune di Bologna però, deciso anch'esso ad accrescere il suo territorio, dopo essere riuscito già nel 1334 a farsi concedere in affitto queste terre dal vescovo Bertrando di Furnel, nel 1381 ottenne che esse entrassero a far parte del territorio bolognese, pur riconoscendo loro una larga autonomia e numerosi privilegi legali e commerciali.
Legato da allora alla città di Bologna, il cento-pievese nei secoli XIV e XV seguì le sorti politiche del comune emiliano, finché nel 1502 passò sotto la dominazione estense quale dono di nozze del papa Alessandro VI Borgia alla figlia Lucrezia, andata in sposa ad Alfonso I d'Este duca di Ferrara. La dominazione estense ebbe termine nel 1598, quando Ferrara, per diritto di devoluzione all'estinguersi della dinastia, passò allo Stato della Chiesa.
 
Dalla dominazione pontificia ai giorni nostri 
Secolo XVIII
Incorporato nella legazione di Ferrara dello Stato Pontificio, il cento-pievese visse le vicende di quell'angolo d'Italia tra pace, guerre e pestilenze per circa due secoli, finché la bufera napoleonica non giunse a sconvolgere l'Europa.
In questo periodo storico, una grande rilevanza ebbe l'ordine dei Padri Scolopi, i quali nel 1641 giunsero a Pieve, grazie all'interessamento del nobile pievese Francesco Maria Mastellari. La loro importanza fu legata soprattutto alla scuola annessa al convento: l'impegno educativo dei Padri Scolopi cercò, infatti, di indirizzarsi verso bambini e ragazzi di qualsiasi ceto sociale. Negli archivi storici, presso la biblioteca comunale, è conservata l'antica biblioteca dei Padri Scolopi dotata di circa 2000 volumi dei secoli dal XV al XIX. 

Le truppe di Napoleone arrivarono nei pressi di Pieve nel 1796. Quando nel 1814 se ne andarono definitivamente, Pieve ritornò allo Stato Pontificio, ma in una situazione profondamente modificata: eliminate quasi tutte le istituzioni ecclesiastiche, venduti i loro beni, distrutto o portato in Francia un buon terzo del patrimonio artistico locale, spogliato il Comune di altri suoi territori, rimasero tuttavia leggi e regolamenti e nuove istituzioni al servizio del cittadino.

Secolo XIX - XXI
Il Risorgimento vide alcuni pievesi in prima fila nelle lotte della prima guerra d'indipendenza e in difesa della Repubblica Romana. All'Unità d'Italia, il Comune fu aggregato alla provincia di Ferrara e solo nel 1929, pur dovendo cedere l'ultima frazione rimasta, Dosso, ai comuni di Cento e di Sant'Agostino, gli abitanti di Pieve videro realizzarsi la loro aspirazione a divenire parte della provincia di Bologna.

Poco dopo l'Unità d'Italia, nel 1865, veniva fondata a Pieve la Società operaia di Mutuo Soccorso, istituzione filantropica di indirizzo liberale che intendeva soppiantare le iniziative assistenziali di indirizzo religioso. Nel 1889 veniva poi fondata la Società Mutua Cooperativa fra braccianti, per dare lavoro ai contadini. Negli anni successivi la dottrina socialista conobbe a Pieve e a Cento una grande diffusione. Nel 1908 venne fondata la Camera del Lavoro di Cento e Pieve con 3000 iscritti. Armando Bussi nel 1913 fu il primo deputato socialista del Collegio. 

Le vicende dei due conflitti mondiali, oltre ad incidere dolorosamente nella vita della popolazione, hanno segnato una battuta di arresto nello sviluppo economico del territorio. Dal finire degli anni Sessanta ad oggi, tuttavia, la ripresa economica ha fatto di Pieve di Cento un fiorente centro della piccola e media industria, e di qualificati servizi.