Chiesa della Ss. Trinità

Il piccolo edificio, accuratamente restaurato all'inizio degli anni Novanta, è una delle più importanti testimonianze del ruolo delle Confraternite laicali per l'assistenza ai pellegrini. Fu edificata dall'omonima confraternita religiosa che si era stabilita a Pieve di Cento intorno alla metà del secolo XVI.
La Chiesa, ricordata per la prima volta in una bolla del 1581, era luogo di preghiera e di sosta per i pellegrini in viaggio per i luoghi santi. Il vicino ospedaletto, contemporaneo della chiesa e amministrato dalla stessa confraternita, offriva cura e soccorso ai viaggiatori e ai convalescenti dimessi dall'Ospedale di S. Maria.

Sull'altare della chiesa si conserva una bella pala dedicata alla Ss. Trinità, opera del pittore Lucio Massari.
Il gioiello di questa chiesa è costituito dall'oratorio, che racchiude una delle testimonianze più alte del patrimonio artistico pievese: gli splendidi affreschi di Lionello Spada e di Francesco Brizio, dipinti fra il 1612 e il 1615, raffiguranti scene dell'Antico e Nuovo Testamento (uno dei più significativi cicli pittorici del primo seicento bolognese), e il coro in noce intagliato da Giovanni da Bergamo: si tratta di una delle opere  più raffinate dell'ebanista detto "il Venezian", su disegno dello stesso Brizio.    

APPROFONDIMENTI

La prima menzione della Chiesa risale all'ottobre 1580, data in cui la Compagnia di S. Maria di Pieve pagò una prima sovvenzione per l'edificazione della chiesa, e circa venti anni dopo, nel 1603, fu iniziata la costruzione dell'oratorio. 
Tra gli anni 1612-1616 l'Oratorio raggiunse quello splendore che, grazie ai restauri degli anni 1970-1980, ancora oggi conserva. Nel 1612, infatti, Lionello Spada (Volta, Riquadratura, Profeti delle lunette e l'Adamo) ne iniziò quella sontuosa decorazione ad affresco che fu poi completata da Francesco Brizio e Lucio Massari nel 1615. 
Nel biennio 1615-1616 Giacomo da Bergamo detto il Venezian, realizzò il coro ligneo con intarsi di pero, moro e mandorlo su struttura in noce, su disegno di Francesco Brizio. 
La Chiesa raggiunse la forma attuale tra gli anni 1674-1718, per l'aggiunta di due altari laterali della Madonna di Loreto (1674) e di S. Filippo Neri (1677) [le rispettive opere sono in restauro presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna da marzo 2019] e del campanile in stile romanico (1700 - 1718).  
Nel 1692, per aver maggior luce, fu ingrandita la finestra della facciata e la porta d'ingresso e nel 1742 fu aperta la finestrella tra la Chiesa e l'Oratorio, sopra i due altari maggiori addossati ai due lati della parte mediana. 
La Chiesa e l'Oratorio, pur non avendo connotazioni artistiche proprie, si potrebbe definire di stile classico di fine '500 e inizio '600 con richiami al romanico all'esterno (facciata e campanile) e al barocco all'interno (altari laterali). 
La Confraternita della Ss.ma Trinità, a cui apparteneva la Chiesa omonima, provvedeva anche alla conduzione di un piccolo ospedale in cui venivano accolti indistintamente malati, convalescenti e pellegrini, e il cui edificio, ancora esistente, è contiguo alla Chiesa. La Compagnia della Santissima Trinità fu soppressa nel 1798 con l'arrivo dì Napoleone.
Lo "Spedalino” fu unito a quello principale di S. Maria e nel 1810 la Chiesa e l'Oratorio furono dichiarati proprietà dell'Ospedale.

ORATORIO 

Gli affreschi che ornano le pareti dell'Oratorio, i cui autori avevano lavorato a Bologna nei primi anni del'600 con maestri quali, Ludovico Carracci e Guido Reni, illustrano alcune scene dall'Antico Testamento tratte dal Libro della Genesi: la Creazione di Adamo, la Torre di Babele, i Tre Angeli in visita ad Abramo, la Distruzione di Sodoma con Lot e le figlie, la Scala di Giacobbe e la Lotta di Giacobbe e l'Angelo; l'unica scena presa dal  Nuovo Testamento, è il Battesimo di Cristo. 
Il trionfale uso delle immagini e la scelta dei temi proposti vogliono esprimere in senso più generale la chiara risposta della Chiesa Cattolica, alla Riforma avviata da Martin Lutero e nel dettaglio mirano ad esaltare: il Dogma della 55.ma Trinità, che negli affreschi è continuamente richiamato; l'Alleanza fra Dio e l'uomo, filo conduttore di tutto il ciclo pittorico; l'Ospitalità allo straniero. Tema così caro alla Confraternita che ne aveva fatto uno dei punti focali della propria opera caritatevole. 
Quello della Ss.ma Trinità è uno dei più importanti cicli affrescati della Provincia di Bologna ed è considerata la maggior impresa artistica del secolo in ambito locale. Dagli anni '80 sono stati eseguiti ripetuti interventi di restauro, con il contributo della Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici di Bologna, che si sono conclusi nel 1993 con il concorso dell'Amministrazione Comunale di Pieve di Cento, della Regione Emilia Romagna (IBACN), della Parrocchia e della Cassa di Risparmio di Cento. 
Passati restauri hanno interessato l'antico portale ligneo della Chiesa (grazie al Lions Club Pieve di Cento) e la porta del campanile (con il contributo economico del Sig. Maurizio Magri). Le indagini chimico-fisiche preliminari sono state eseguite dal laboratorio dalla Fondazione "Centro Gnudi di Pieve di Cento. 
 
Nel corso del 2016 il nuovo restauro ne ha ripristinato i danni causati dal sisma all'edificio, mentre un intervento della Scuola di Artigianato Artistico del Centopievese ha sistemato gli arredi ed il portone ligneo, anche grazie al contributo del gruppo teatrale "I amigh dal Duttor Zass". 

Oggi è visitabile ogni quarta domenica del mese, in occasione dei Mercatini dell'Antiquariato, dalle 10.00 alle 12.30 con visite guidate a cura del Gruppo FAI di Pieve di Cento.