
La più antica Chiesa del territorio centopievese, compare per la prima volta in un documento del 1207 come Pieve di "Santa Maria Maggiore", e fino al 1378 è sede dell'unico fonte battesimale.
L'edificio attuale è una ricostruzione del 1702-1710 su progetto dei fratelli Campiotti di Modena. L'abside, invece, è ancora quello della chiesa preesistente e risale alla seconda metà del XIV secolo. L'interno, in stile barocco, è a navata unica, con altari laterali.
Nel maggio 2012 la Collegiata è rimasta fortemente danneggiata dal sisma che ha colpito l'Emilia, con il conseguente crollo del cupolino. La Chiesa è stata riaperta al pubblico e al culto il 25 novembre 2018, alla fine di importanti e delicati interventi di restauro.

A seguito del restauro, è stato possibile riportare presso la loro sede le opere d'arte che rendono questo edificio di culto ancora più prezioso.
Dopo il sisma le opere salvate dal crollo erano state ospitate presso il Museo MAGI '900:
- Giovanni Francesco Barbieri, detto il Guercino, Annunciazione (3,23 x 1,98 m)
- Guido Reni, Assunzione della Madonna (4 x 2,80 m)
- Lavinia Fontana, Assunzione della Madonna (3 x 1,90 m)
- Ippolito Scarsella, Scarsellino, Nascita di Maria Vergine (2,50 x 1,76 m)
- Bartolomeo Gennari, Crocefissione di Cristo con la Madonna (2,50 x 1,88 m)
- Bartolomeo Passarotti, Ritrovamento della vera Croce (1,95 x 1,32 m)
- Giovan Francesco Gessi, San Filippo Neri ha la visione della Madonna con il bambino (2,50 x 1,80 m)
Tra queste, le più considerevoli sono:
L'ASSUNZIONE DI GUIDO RENI (1600)

La grande tela del Guido Reni si trovava contro il fondo absidale della Chiesa Collegiata, sopra l'altare maggiore.
In questa pala il Reni enfatizza la differenza fra cielo e terra nel contrasto fra l'abito trasparente degli angeli e il drappeggio degli apostoli. In un disegno preparatorio eseguito per l'intera composizione, la Vergine è rappresentata in piedi. Nella versione finale l'autore scelse di cambiare la posizione per conformarsi al pensiero domenicano, secondo il quale la Grazia viene in dono dal cielo.
L'ANNUNCIAZIONE DEL GUERCINO (1646)

La tela dell'Annunciazione, opera del 1646, si trovava nell'omonima cappella della Chiesa Collegiata, la prima da sinistra rispetto all'entrata. L'altare fu collocato qui durante la preparazione delle feste per il Ventennale del Crocifisso, nel 1940, trasferendolo dall'ex convento degli Scolopi, il quadro era invece precedentemente collocato nella sede comunale.
Il Guercino adottò un'iconografia insolita nell'Annunciazione: l'angelo è ritratto mentre riceve istruzioni dal Padre Eterno per la sua missione, mentre la Vergine Maria è raffigurata in ginocchio, assorta in un libro di preghiere. Vi è un impressionante contrasto tra la metà inferiore della composizione, così commovente nella sua silenziosa semplicità, e la metà superiore, piena di movimento, in un atmosfera quasi festiva (cfr. Denis Mahon, Il Guercino (Giovanni Francesco Barbieri, 1591-1666): catalogo critico dei dipinti, Bologna 1968).
IL CROCIFISSO LIGNEO (XIII-XIV secolo)
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La statua lignea, di stile romanico-lombardo (fine sec XIII), rappresenta Cristo morente, con barba e capelli scannellati e pettinati a tortiglione. Non è confitto in croce con quattro chiodi, come era usuale nelle raffigurazioni fino al sec. XII, ma con tre: il piede destro è sovrapposto al sinistro e ambedue sono confitti con un sol chiodo. Lo studio anatomico è ancora lontano dal realismo, come risulta evidente soprattutto nella resa del torace e delle costole: eccessivamente demarcate all'attaccatura, sono prive di muscoli sui fianchi, circolari e non ellissoidali, e partono dall'addome anziché dallo sterno.
Particolare risalto ha la processione del Crocifisso che si svolge ogni venti anni in coincidenza con la divisione dei terreni della Partecipanza agraria.
Sempre al culto del Crocifisso sono dedicati, per antica tradizione, i Venerdì di Marzo e il mercato collegato. Oggetto di particolare culto, è una vera gloria religiosa per la comunità pievese. A questa sacra immagine, venerata nei secoli, si deve il carattere di santuario che ha assunto la Collegiata.
IL CAMPANILE (h 48m.)

La costruzione attuale risale al 1487 e fu operata sul troncone del campanile precedente, crollato alcuni anni prima.
Di chiaro stile romanico-rinascimentale, presenta lesene e doppie finestre chiuse, come pure un doppio arco alle finestre della cella campanaria.
I più recenti lavori di restauro, conclusi nel 1990, oltre a consolidare l'importante edificio hanno permesso un rifiorire della tradizione campanaria: le campane pievesi, tra le più rinomate della provincia, risalgono al 1809, anno in cui furono fuse nell'officina Reatti di Reggio Emilia.