Sabato 5 aprile 2025

Spazio Arte Il Ponte04, via Ponte Nuovo 23h, dalle 18:00 alle 20:00

Inaugurazione mostra "Di sogni, enigmi e memorie" di Alessio Vaccari

Sabato 5 aprile alle 18.00 presso Spazio Arte Il Ponte04, via Ponte Nuovo 23h si terrà l'inaugurazione della mostra "Di sogni, enigmi e memorie" di Alessio Vaccari.

L'esposizione sarà visitabile fino al 17 maggio, dal giovedì al sabato dalle 16.00 alle 19.00. 

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Di sogni, enigmi e memorie
(testo a cura di Francesca Masotti)

Attesa. Lo spazio, misurato ed infinito, si apre tra un tocco e l'altro.
Silenzio. È un ricordo che danza tra i passi leggeri della punta di un pennello.
Le visioni di Alessio Vaccari arrivano sulla tela con la stessa gentilezza delle sue
stelle nei cieli notturni. A colpi delicati e precisi, con il garbo di un sogno a colori.
Sono attimi, fotografie di momenti dissolti tra la luce e il crepuscolo, sono sottili stati
d'animo che si incamminano nei sentieri tra i prati insieme a quelle piccole silhouette
che, sempre di spalle, ci invitano a partecipare ad un nuovo racconto.
Un fuoco che scalpita nel prato con le sue scintille vibranti, due panni stesi, una luce
accesa oltre la vetrata, e la storia è pronta per prendere vita.
Chi si muove nel giallo incandescente che incendia e riscalda la sera? Chi aspetta
quel cane, silenzioso e paziente, all'ombra bianca delle lenzuola appese?
Sono presenze rarefatte quelle che abitano le opere di Vaccari, esseri viventi che
partecipano ad un film muto. Non sono mimi, non fanno finta. Sono davvero lì, con i
loro pensieri, i loro ricordi, i loro sogni, forse in parte mescolati ai nostri.
C'è desiderio di spazio e abbondanza di tempo.
C'è un profondo rimestio di segni unito alla docile staticità del punto che tutto placa e
riordina.
Come nella migliore delle memorie più care e più lontane, l'aria cattura la luce e
scioglie i rumori. Qualcosa si disgrega ai margini, accarezzato da una nebbia solo
apparente, e qualcosa si fa più denso e solido, quasi concreto.
Ogni ricordo da cui origina l'immagine diventa così un'epifania tra i sogni, un enigma
reale da risolvere in un tempo in bilico tra presente e passato, in uno stato a metà tra
il sonno e la veglia: perché è solo lì, in quella dimensione, che la realtà fisica di certi
dettagli può coesistere con quegli ambienti nebulosi tanto cari all'artista.
Una piccola magia di senso permette ai particolari più fini di diventare i veri
protagonisti dell'opera: il bagliore di una stella, qualche lucciola in un prato, una
sfumatura all'orizzonte o addirittura l'intuizione della nostra presenza, celata tra le
fronde di un grande albero estivo e rivelata solo da una scala appoggiata al tronco,
quasi per caso, a suggerire che con i giusti mezzi persino gli esseri umani possono
dialogare con gli uccelli tra i rami.
La forza delle opere di Alessio Vaccari si nutre perciò anche del non-detto, di tutto
ciò che può essere sentito al di là della sua effettiva rappresentazione.
Cosa sta accadendo sui tavoli dello studio, così attentamente drappeggiati di rosso?
A chi appartengono gli oggetti, quale storia evocano e da quale ricordo nascono?
È una realtà più controllata quella che si apre davanti alle copie dal vero.
Oggetti scelti, panneggi studiati, riflessi di luce ricercati grazie alla trama lucida del
tessuto che ricorre come un leitmotiv in quasi tutte le opere di Vaccari.
Tuttavia, anche in quel mondo più artificiale quale è la pittura in studio, continua ad
esistere un certo aspetto di sorpresa. È il caso delle otto rose bianche che sbucano
da un'improvvisata fessura del panneggio, quasi pretendessero di fiorire
direttamente sotto la coltre tiepida del panno rosso; ed è anche il caso dei fondali
che inaspettatamente diventano cieli azzurri capaci di trasformare un semplice
tavolo in un nuovo orizzonte: le nature morte di Alessio Vaccari ambiscono a
disegnare nuove geografie. Le pieghe diventano montagne inesplorate, le fessure
sono grotte di piccoli punti in cui le ombre si annidano, lievi ed opache, e là dove
finisce il tavolo, termina anche quel mondo conosciuto in cui si ergono, come idoli
del remoto villaggio della memoria, tutti i suoi oggetti più significativi.
Viene quasi da chiedersi quali mani abbiano dato forma alle pagnotte di pane; quale
massaia abbia prima volutamente appoggiato e poi dimenticato il cucchiaio sul
tavolo. Chi ha lasciato una gabbia sulla tovaglia e, infine, perché i cardellini
continuano ad abitare la tela e, pur potendo, non volano davvero via?
Anche loro, come noi, subiscono la stessa forza attrattiva che ci spinge verso
interrogativi senza risposta, ci induce ad esplorare i meandri di un cassetto aperto, ci
porta a cogliere il senso generale dell'immagine ed infine ad avvicinarci passo a
passo fino a scoprire che esiste un'unica realtà in questo mondo visionario: la realtà
che compone ogni più piccolo particolare e ogni frammento di luce. Il punto.
Replicato senza timore, con perizia e pazienza fino ai bordi più remoti della tela.
Un punto che non pone mai fine alla frase poetica1 di Alessio Vaccari ma che, al
contrario, ne segna sempre e per sempre l'origine.

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